Peppino Impastato

impastato_0Contru mafia e putiri c’è sulu rivoluzioni.
Ovvero,‭ ‬rivoluzione sociale contro il dominio mafioso e la non meno rapace borghesia antimafiosa.
Il‭ ‬9‭ ‬maggio‭ ‬1978,‭ ‬Giuseppe Impastato,‭ ‬detto Peppino,‭ ‬militante dell’area dell’Autonomia Operaia siciliana,‭ ‬animatore della radio di controinformazione RadioAut,‭ ‬ed in quel momento candidato alle elezioni amministrative del comune di Cinisi nelle liste di Democrazia Proletaria,‭ ‬salta in aria sui binari della ferrovia Palermo-Trapani,‭ ‬in piena notte.‭ ‬Poche ore dopo,‭ ‬in via Caetani,‭ ‬a Roma,‭ ‬a uguale distanza tra via delle Botteghe Oscure e piazza del Gesù,‭ ‬quasi come l’agnello da immolare sull’altare del compromesso storico,‭ ‬viene ritrovato il corpo del presidente della DC,‭ ‬on.‭ ‬Aldo Moro,‭ ‬ucciso dalle Brigate Rosse.
Questa storia è una storia che se non viene raccontata per intero è una storia che risulta di difficile comprensione,‭ ‬perché bisogna spiegare come mai un militante marxista rivoluzionario diviene un paladino‭ “‬antimafia‭”‬,‭ ‬della‭ “‬legalità‭” ‬e del‭ “‬bello‭”‬,‭ ‬tutti valori totalmente estranei al militante Peppino Impastato e all’area politica a cui faceva riferimento,‭ ‬oggetto proprio dall’anno successivo‭ (‬leggi alla voce:7‭ ‬aprile‭ ‬1979‭) ‬di una spietata‭ “‬caccia alla streghe‭” ‬da parte della magistratura non solo di destra,‭ ‬ma ancor più da parte di quella di sinistra,‭ ‬dai Calogero,‭ ‬Violante e Caselli,‭ ‬questi ultimi due allora giovani ma già‭ “‬bracci armati‭” ‬del PCI nel suo progetto di distruzione politica e giudiziaria di ogni forma di‭ “‬concorrenza‭” ‬che si muoveva alla sua sinistra.
Al centro del recupero‭ “‬democratico‭” ‬e‭ “‬legalitario‭” ‬del militante rivoluzionario c’è una nostra‭ “‬cara‭” ‬conoscenza,‭ ‬il regista piddino Marco Tullio Giordana,‭ ‬che fece uscire dalla nicchia la storia di Peppino Impastato col film‭ “‬I Cento Passi‭”‬.‭ ‬Il problema è che lo fece uscire dalla nicchia con un film che è un enorme falso storico:‭ ‬fa passare Peppino dal PCI quando egli dal PCI non c’era mai passato visto che la sua militanza politica la cominciò nello PSIUP,‭ ‬scissione a sinistra del PSI da parte dei contrari al‭ “‬centro-sinistra‭”‬,‭ ‬ignora totalmente le sue successive militanze attraverso vari gruppi della sinistra extraparlamentare fino a DP,‭ ‬tace del fatto che era uno studente universitario tagliando così una parte della sua esistenza in cui possiamo ritrovare anche la determinante frequentazione con Mauro Rostagno allora‭ “‬commissario politico‭” ‬di Lotta Continua a Palermo.‭
Crea un santino buono per tutti,‭ ‬quasi totalmente depoliticizzato,‭ ‬con tanto di carabinieri buoni e comprensivi locali‭ (‬che a detta dei compagni di Peppino a Cinisi non sono mai esistiti‭) ‬contrapposti ai grigi apparatcik,‭ ‬senza fare nomi‭ (‬nomi che vedremo sono molto importanti e troveremo in storie oscure sia precedenti sia successive all’uccisione di Impastato‭)‬.
A fronte di tutto ciò,‭ ‬occorre quindi ricostruire tutta la storia dall’inizio per inquadrarla bene,‭ ‬anche negli sviluppi successivi all’omicidio,‭ ‬sia giudiziari che politici.
Peppino Impastato nasce in una famiglia tutt’altro che estranea all’ambiente mafioso:‭ ‬cognato di suo padre è don Cesare Manzella,‭ ‬capo indiscusso di Cinisi prima di saltare in aria assieme ad una Giulietta imbottita di tritolo lasciata davanti alla sua tenuta di campagna.‭ ‬Il padre costruì ogni sua fortuna all’ombra del nuovo capomafia don Gaetano Badalamenti,‭ “‬don Tano‭”‬.‭ ‬Egli era figura nient’affatto‭ “‬rurale‭” ‬in Cosa Nostra siciliana,‭ ‬poiché era il principale terminale del traffico internazionale di eroina,‭ ‬coinvolto insieme ai Bontade e agli Inzerillo in‭ “‬Pizza connection‭”‬.‭ ‬Nel territorio di sua pertinenza sorgeva l’aeroporto di Palermo che lui gestiva come fosse di suo competenza,‭ ‬tanto che la droga da raffinare arrivava tranquillamente in aereo.‭ ‬Quando la fortuna delle vecchie famiglie palermitane finì,‭ ‬fu assai repentino a passare con i Corleonesi,‭ ‬con tutto il carico di‭ “‬esperienza‭” ‬nel narcotraffico.‭ ‬Egli era figura abbastanza spregiudicata politicamente:‭ ‬grande elettore della DC,‭ ‬uno dei boss di Cosa Nostra assieme al futuro pentito Tommaso Buscetta più propenso ad accogliere la proposta del principe Junio Valerio Borghese di partecipare al golpe dell’Immacolata in cambio di una revisione dei processi‭; ‬ciò non gli impedì di‭ “‬tenere a battesimo‭” ‬un esperimento di‭ “‬compromesso storico‭” ‬ante litteram nel comune di Cinisi,‭ ‬con un sindaco DC che era tenuto in piedi dai voti favorevoli del PCI a numerosi suoi provvedimenti.
La vita di Peppino approda fin da subito alla politica:‭ ‬già nel‭ ‘‬65,‭ ‬a soli‭ ‬17‭ ‬anni,‭ ‬entra nel succitato PSIUP e fonda il giornale‭ “‬L’Idea Socialista‭”‬,‭ ‬dove comincia le attività di denuncia delle malefatte della borghesia agraria latifondistica dell’area.‭ ‬Trattasi di un periodo in cui frequenta anche Danilo Dolci a Partinico.
Il giornale finisce in modo molto repentino la sua esperienza:‭ ‬attacca la giunta di‭ “‬centro-sinistra‭” ‬che regge il comune di Cinisi e l’ex-sindaco DC,‭ ‬un magistrato cognato di Gaetano Badalamenti.‭ ‬Nel‭ ‘‬67,‭ ‬mentre Peppino partecipava alla marcia,‭ ‬organizzata da Dolci,‭ ‬dei braccianti del Belice,‭ ‬che l’anno dopo saranno devastati dal terremoto,‭ ‬il PSIUP in cerca di riavvicinamento col PSI decide di sconfessare i suoi membri di Cinisi,‭ ‬che decidono di chiudere il giornale.‭ ‬Ciò che Peppino otterrà da questa prima fase della sua esperienza politica sarà l’essere cacciato di casa dal padre su ordine del resto della famiglia che voleva rimanere‭ “‬rispettabile‭”‬.
Il‭ ‘‬68‭ ‬e gli anni seguenti saranno cruciali:‭ ‬l’enorme quantità di soldi derivati dal traffico di droga saranno causa di un abnorme sviluppo edilizio lungo tutta la costa fino a Palermo.‭ ‬Le imprese di costruttori vicini alla mafia saranno coinvolte nella costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo.‭ ‬Le espropriazioni dei contadini saranno continue:‭ ‬la struttura socio-economica di Cinisi,‭ ‬Terrasini e altri comuni sarà completamente‭ “‬devastata‭”‬.‭ ‬L’occupazione delle terre da parte dei contadini espropriati per la costruzione della pista,‭ ‬prima esperienza di lotta‭ “‬di lungo corso‭” ‬a cui partecipò Peppino,‭ ‬fu una sonora sconfitta poiché alla fine il PCI si schierò a favore dell’allargamento dell’aeroporto portando via il sostegno di una struttura politica forte interna alle istituzioni.
Gli anni seguenti,‭ ‬che culmineranno nell’adesione a Lotta Continua di Peppino Impastato,‭ ‬saranno quelli della storia del‭ “‬movimento‭” ‬nelle sue molte facce e nei suoi mille gruppetti.‭ ‬Peppino li riassumerà così:‭ ‬”Arrivai alla politica nel lontano novembre del‭ ‘‬65,‭ ‬su basi puramente emozionali:‭ ‬a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile.‭ ‬Mio padre,‭ ‬capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto,‭ ‬con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale,‭ ‬aveva concentrato tutti i suoi sforzi,‭ ‬sin dalla mia nascita,‭ ‬nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale.‭ ‬E‭’ ‬riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività.‭ ‬Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi,‭ ‬al tempo stesso,‭ ‬vuole rompere tutto e cerca protezione.‭ ‬Creammo un forte nucleo giovanile,‭ ‬fondammo un giornale e un movimento d’opinione,‭ ‬finimmo in tribunale e su tutti i giornali.‭ ‬Lasciai il PSIUP due anni dopo,‭ ‬quando d’autorità fu sciolta la Federazione Giovanile.‭ ‬Erano i tempi della rivoluzione culturale e del‭ “‬Che‭”‬.‭ ‬Il‭ ‘‬68‭ ‬mi prese quasi alla sprovvista.‭ ‬Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni.‭ ‬Poi l’adesione,‭ ‬ancora una volta su un piano più emozionale che politico,‭ ‬alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti,‭ ‬la Lega.‭ ‬Le lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si è riusciti a costruirvi attorno.‭ ‬E‭’ ‬stato anche un periodo,‭ ‬delle dispute sul partito e sulla concezione e costruzione del partito:‭ ‬un momento di straordinario e affascinante processo di approfondimento teorico.‭ ‬Alla fine di quell’anno l’adesione ad uno dei due tronconi,‭ ‬quello maggioritario,‭ ‬del PCD’I ml.-‭ ‬il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle spalle‭ (‬bisogno di protezione‭ )‬,‭ ‬è stato molto forte.‭ ‬Passavo,‭ ‬con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa:‭ ‬la costruzione di un vastissimo movimento d’opinione a livello giovanile,‭ ‬il proliferare delle sedi di partito nella zona,‭ ‬le prime esperienze di lotta di quartiere,‭ ‬stavano lì a dimostrarlo.‭ ‬Ma io mi allontanavo sempre più dalla realtà,‭ ‬diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare col mondo esterno,‭ ‬mi racchiudevo sempre più in me stesso.‭ ‬Mi caratterizzava sempre più una grande paura di tutto e di tutti e al tempo stesso una voglia quasi incontrollabile di aprirmi e costruire.‭ ‬Da un mese all’altro,‭ ‬da una settimana all’altra,‭ ‬diventava sempre più difficile riconoscermi.‭ ‬Per giorni e giorni non parlavo con nessuno,‭ ‬poi ritornavo a gioire,‭ ‬a riproporre:‭ ‬vivevo in uno stato di incontrollabile schizofrenia.‭ ‬E mi beccai i primi ammonimenti e la prima sospensione dal partito.‭ ‬Fui anche trasferito in un altro posto a svolgere attività,‭ ‬ma non riuscii a resistere per più di una settimana:‭ ‬mi fu anche proposto di trasferirmi a Palermo,‭ ‬al Cantiere Navale:‭ ‬un po‭’ ‬di vicinanza con la Classe mi avrebbe giovato.‭ ‬Avevano ragione,‭ ‬ma rifiutai.‭ ‬
Mi trascinai in seguito,‭ ‬per qualche mese,‭ ‬in preda all’alcool,‭ ‬sino alla primavera del‭ ‘‬72‭ (‬assassinio di Feltrinelli e campagna per le elezioni politiche anticipate‭)‬.‭ ‬Aderii,‭ ‬con l’entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato,‭ ‬alla proposta del gruppo del‭ “‬Manifesto‭”‬:‭ ‬sentivo il bisogno di garanzie istituzionali:‭ ‬mi beccai soltanto la cocente delusione della sconfitta elettorale.‭ ‬Furono mesi di delusione e disimpegno:‭ ‬mi trovavo,‭ ‬di fatto,‭ ‬fuori dalla politica.‭ ‬Autunno‭ ‘‬72.‭ ‬Inizia la sua attività il Circolo Ottobre a Palermo,‭ ‬vi aderisco e do il mio contributo.
Mi avvicino a‭ “‬Lotta Continua‭” ‬e al suo processo di revisione critica delle precedenti posizioni spontaneistiche,‭ ‬particolarmente in rapporto ai consigli:‭ ‬una problematico che mi aveva particolarmente affascinato nelle tesi del‭ “‬Manifesto‭” ‬Conosco Mauro Rostagno‭ ‬:‭ ‬è un episodio centrale nella mia vita degli ultimi anni.‭ ‬Aderisco a‭ “‬Lotta Continua‭” ‬nell’estate del‭ ‘‬73,‭ ‬partecipo a quasi tutte le riunioni di scuola-quadri dell’organizzazione,‭ ‬stringo sempre più‭ ‬i rapporti con Rostagno:‭ ‬rappresenta per me un compagno che mi dà garanzie e sicurezza:‭ ‬comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie,‭ ‬mi avvicino alla problematica renudista.‭ ‬Si riparte con l’iniziativa politica a Cinisi,‭ ‬si apre una sede e si dà luogo a quella meravigliosa,‭ ‬anche se molto parziale,‭ ‬esperienza di organizzazione degli edili.‭ ‬L’inverno è freddo,‭ ‬la mia disperazione è tiepida.‭ ‬Parto militare:‭ ‬è quel periodo,‭ ‬peraltro molto breve,‭ ‬il termometro del mio stato emozionale:‭ ‬vivo‭ ‬110‭ ‬giorni di continuo stato di angoscia e in preda alla più incredibile mania di persecuzione‭”‬.‭
In quel frangente Peppino sarà fondatore del‭ “‬Circolo Musica e Cultura‭” ‬di Cinisi,‭ ‬punto di ritrovo di attività di teatro sperimentale,‭ ‬del nascente Collettivo Femminista di Cinisi e del Collettivo Antinucleare.‭ ‬Attività varie come queste nel‭ ‘‬77‭ ‬avranno il loro sbocco nell’esperienza controinfomativa RadioAut,‭ ‬che unita alla candidatura di Peppino alle elezioni amministrative sarà probabilmente la scintilla che porterà alla decisione definitiva del suo omicidio.
Ciò che seguì al suo omicidio fu un condensato di depistaggi ed omissioni:‭ ‬l’allora colonnello Subranni decretò che era soltanto l’attentato suicida di un estremista extraparlamentare,‭ ‬condizionando in maniera pesante ogni sviluppo successivo.‭ ‬Rocco Chinnici,‭ ‬quando tentò di aprire un indagine contro ignoti per omicidio,‭ ‬fu accusato di‭ “‬mire politiche‭”‬.‭ ‬Subranni non era nuovo a questo tipo di depistaggi.‭ ‬Qualche anno prima,‭ ‬tentò di attribuire la strage dove furono uccisi dei giovano carabinieri ad Alcamo Marina a fantomatici extraparlamentari di sinistra,‭ ‬con falsa rivendicazione annessa di una fantomatica colonna siciliana delle BR.‭ ‬Il fatto in realtà avvenne in un contesto dove attorno alla più grande raffineria di eroina in territorio siciliano gravitavano neofascisti,‭ ‬uomini dei Servizi e pezzi grossi di Cosa Nostra come i fratelli Rimi di Alcamo,‭ ‬uno dei‭ ‬quali imparentato con Badalamenti,‭ ‬nel cui territorio ricadeva la raffineria e che avevano materialmente fornito i chimici che la portavano avanti.‭ ‬Allora Subranni fece perquisire le case di tutti i militanti‭ “‬antagonisti‭” ‬della Sicilia occidentale,‭ ‬tra cui proprio casa Impastato.‭ ‬Caso fortuito che quando,‭ ‬dopo che Peppino fu ucciso,‭ ‬i carabinieri portarono via e fecero sparire il materiale di controinformazione su Alcamo Marina sia a casa di Peppino sia quello che stava negli studi di RadioAut‭?
Alla fine si arriva alla condanna per Badalamenti come mandante dell’omicidio,‭ ‬mentre lui stava già scontando una condanna per narcotraffico negli Stati Uniti.‭ ‬Di Subranni,‭ ‬che successivamente divenne Generale dell’Arma e fondatore dei Ros,‭ ‬sappiamo che già da tempo operava e continuò ad operare nella‭ “‬zona grigia‭” ‬in cui si incontravano per trattare esponenti di Cosa Nostra e degli apparati di sicurezza dello Stato.‭ ‬A detta di alcuni pentiti si era proprio‭ “‬punciutu‭”‬,‭ ‬cioè aveva formalmente aderito a Cosa Nostra,‭ ‬molto tempo prima degli eventi del‭ ‘‬78.
Tutto ciò che ne è derivato come recupero legalitario e borghese della figura di Peppino Impastato è stato funzionale ad una operazione di appropriazione ed accumulazione da parte dei settori‭ “‬antimafiosi‭” ‬delle classi dominanti:‭ ‬magistrati,‭ ‬preti-manager,‭ ‬giornalisti,‭ ‬che con l’antimafia hanno fatto carriera ed alcuni hanno costruito enormi fortune.
Tutto ciò frutto di una ridefinizione dei rapporti di forza capitalistici globali e all’interno delle borghesie nazionali.‭ ‬Tutte cose che,‭ ‬essendo Peppino morto,‭ ‬vengono fatte passare come compatibili con una sua presunta lotta‭ “‬per la bellezza e la legalità‭” ‬o a cui ci si oppone con l’effigie di Peppino ma proponendo scialbe ricette socialdemocratiche rosa pallide,‭ ‬sebbene con denominazioni‭ “‬comuniste‭” (‬ossia l’enorme carrozzone di Rifondazione e affini‭)‬.
L’unica soluzione è riproporre un‭’ ‬analisi di classe del fenomeno mafioso e una via d’uscita rivoluzionaria ad esso.
Elimo Ribelle.

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